One Man Band? No, grazie!

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Redazione 17 Luglio, 2020

One Man Band? No, grazie!

A quanti piacerebbe avere l’idea geniale, l’uovo di Colombo a cui non ha pensato nessuno o anche solo il classico colpo di fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto.

Ognuno di noi ha capacità personali, che la maggior parte delle volte non sono sufficienti a darci la ricetta per il successo.
Perchè non basta essere bravi, preparati e intuitivi, servono ingredienti che un individuo da solo non può procurarsi: il dialogo, lo scambio, la condivisione.

Qualcuno vorrà obiettare che non è facile andare d’accordo all’interno di una compagine societaria, figuriamoci se mettiamo insieme più imprese e le facciamo lavorare su un progetto comune. Le domande sono sempre le stesse: chi dirigerà le operazioni, chi prenderà le decisioni, alla fine chi ne trarrà i maggiori benefici? Dubbi legittimi che sorgono spesso in mancanza di organizzazione, di una chiara definizione di ruoli e di obiettivi dichiarati e condivisi.

Il rapporto annuale ISTAT 2018 sottolineava il ruolo della “rete” nel miglioramento degli indici di benessere del nostro paese: dalla rete famigliare, a quella sociale, a quella d’impresa fino alla rete “Europa”. La legislazione italiana ha regolamentato le collaborazioni tra imprese attraverso forme contrattuali con una propria natura giuridica come le reti d’impresa, le ATI (Associazioni Temporanee d’Impresa), i consorzi, il G.E.I.E. (Gruppo Europeo Interesse Economico).
Al di là della definizione, emerge chiaramente l’importanza che nel tempo va assumendo la collaborazione organizzata tra imprese, conseguenza diretta di due tendenze apparentemente opposte: la globalizzazione da un lato, la specializzazione dall’altro.

Il superamento dei confini garantito dalle nuove tecnologie ci pone di fronte ad un mercato vastissimo e ad una concorrenza tale da richiedere sempre maggiore specializzazione e competenza.
Non solo: la risposta ai bisogni espressi dal mercato deve essere veloce, precisa e possibilmente “environmental friendly” (ebbene si, anche l’Italia dimostra un’attenzione sempre maggiore verso la green economy).

Fare rete significa coniugare la flessibilità strutturale delle PMI con l’organizzazione della grande impresa per sfruttare economie di scala, attività di ricerca e sviluppo, formazione e risorse specializzate condivise.

Perchè allora non mettere insieme le proprie forze e aumentare le probabilità di successo per tutti?

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