La Committenza del software

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Veronica Araldi 26 Maggio, 2022

La Committenza del software

Quando ci chiedono cosa fa la nostra società, partiamo da un concetto molto generico di sviluppo software nel tentativo di inquadrare un ambito di lavoro che in realtà è molto vasto e ancora piuttosto “sconosciuto” al pubblico, nonostante la pluralità di soggetti che vi orbitano. In alcuni casi aggiungiamo anche web based, ovvero la nostra specializzazione, ma non tutti ne conoscono il significato.

Un software Web Based (cioè “basato su web”) non è installato in locale (una scelta del passato che ancora si utilizza in certe circostanze), ma si trova in cloud ed è quindi visualizzabile attraverso il browser, con il vantaggio di poter essere accessibile da qualunque dispositivo, anche fuori sede.

Le aziende oggi utilizzano diversi strumenti software diventati di uso comune  e dei quali non si può più fare a meno: pensiamo ai classici sistemi di videoscrittura, ai fogli di calcolo, ma anche ai CMS che permettono di aggiornare i contenuti del proprio sito/blog, ai CRM per una corretta gestione del cliente, ai sistemi di fatturazione e contabilità, le applicazioni o i sistemi di gestione interni. 

I software sono un supporto fondamentale per ottimizzare e performare il proprio business.

I software in commercio sono molti, alla portata di quasi tutte le tasche (tanti sono offerti gratuitamente) e soddisfano molte e diverse esigenze.

Esistono società e professionisti che possono risolvere le esigenze specifiche dell’azienda, creando sistemi ad hoc, nel caso in cui il software “non esista” oppure “non faccia esattamente quello che mi serve”. 

Si parla a questo punto di software customizzati, soluzioni pensate partendo da bisogni specifici, con l’obiettivo di creare prodotti su misura.

La produzione di software si presenta come un mondo dalle mille sfaccettature ma, indipendentemente dall’ambito di riferimento, il fulcro è una combinazione tra la corretta identificazione della necessità e l’analisi che precede la fase di sviluppo. 

Data la complessità del panorama, il problema dell’azienda diventa come scegliere.

Chi sviluppa software potrebbe risultare imparziale nel suggerire la corretta soluzione, spostando la freccia verso le proprie soluzioni.

In mancanza di competenze interne che possano valutare l’adozione di determinate soluzioni software, l’azienda si rivolge alla altrettanto vasta platea di consulenti terzi, confidando nella professionalità e conoscenza della materia.

La scelta di adottare una soluzione piuttosto che un’altra si basa, purtroppo, sulla presunzione di “conoscere la materia”. La domanda sorge spontanea: chi assicura all’azienda che il consulente scelto sia “affidabile” e farà per lei la scelta giusta? 

La risposta non è semplice: il consulente non ha la sfera di cristallo e spesso nemmeno una competenza a 360°, soprattutto oggi in cui sono richieste  conoscenze trasversali per poter valutare in modo più oggettivo possibile l’opzione migliore in termini di  rapporto qualità/prezzo.

Se è indubbio che la software house debba avere le giuste competenze per poter portare avanti uno sviluppo di codice (in mancanza il software non funzionerebbe), si deve dare per scontato che anche il consulente abbia competenze sufficienti. In caso contrario non potrebbe valutare l’opportunità di una scelta “tecnica” rispetto ad un’altra, indirizzando l’azienda verso la soluzione ottimale.

Lo sviluppatore (come professionista o come azienda) e il consulente software dovranno quindi dimostrare di essere all’altezza della fiducia concessa dall’azienda e per farlo dovranno entrare in azienda, conoscere l’organizzazione e i processi, la storia e le persone. Ma non basta.

L’azienda deve fare un passo in più: non può più dire “non ci capisco niente, devi dirmelo tu”. Non può prescindere da una conoscenza almeno basilare della materia, lasciando allo sviluppatore o (più spesso) al consulente l’onere di gestire per lei tutti gli aspetti che ruotano attorno all’IT in generale e, più specificatamente, al software. E’ chiaro che l’azienda (soprattutto la piccola) non potrà avere figure professionali interne per qualsiasi attività, ma l'imprenditore è responsabile delle attività che fa svolgere in outsourcing. 

Se l’imprenditore si interessa alle questioni contabili e finanziarie, ai propri clienti strategici, analizza i costi industriali della propria azienda, perchè non dovrebbe essere tenuto a fare formazione anche sugli strumenti e sulle strutture hardware e software a cui si appoggia la sua azienda per ottimizzare tutte le attività che svolge?

La popolarità dei social network nella sfera privata ha permesso anche alle generazioni pre-millennial di avvicinarsi maggiormente al mondo web, cogliendo l’opportunità di utilizzare modalità e strumenti innovativi per interagire con utenti e clienti. Il “web” ha poi introdotto concetti più specifici, ad esempio il cloud, i cookie, i flussi dei dati, la cyber sicurezza,.. .  L’imprenditore oggi non può farsi cogliere impreparato, di fronte a concetti “nuovi” deve rispondere con curiosità e disponibilità ad apprendere. Riuscirà così a fare una prima scrematura, valutando in maniera più oggettiva le proposte che gli vengono sottoposte.

Questo non potrà assicurarlo nei confronti di partner disonesti ma gli permetterà di valutare meglio la professionalità delle controparti.

 

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